sabato 5 dicembre 2015

GIORNO 85: due storie africane

Oggi ci piacerebbe raccontarvi due storie di vita toccanti successe in questi tre mesi.

Prima storia:
Vi ricordate la mamma che ha perso il figlio nelle prime settimane che eravamo in Rwanda? Oltre a il figlio disabile ne ha uno di  7 anni che si chiama Ganza. L'altro giorno al centro, mentre stavamo facendo terapia, è comparso dal nulla. Noi felici lo abbiamo accolto, abbracciato ma subito è sorta una domanda: dov'è la mamma? Abbiamo chiesto al terapista se lo sapesse e lui ci ha detto: "Probabilmente sarà andata a salutare le altre mamme". Però non era così: la mamma al centro non c'era...abbiamo allora chiesto a Ganza dove fosse e lui ci dice che è a Kamembe a torvare lo zio. La storia però puzza...non si abbandona un figlio così senza avvisare qualcuno che lui sta arrivando o senza nemmeno salutare. Dopo qualche ora la suora scopre che Mamma Ganza ha chiamato, con un numero non suo, un'altra mamma del centro dicendole che "inviava" suo figlio con una taximoto fino ad un hotel qua vicino e chiedendole di andarlo a prendere. Aveva poi richiamato dicendole che lo inviava direttamente fino al centro con delle foglie di manioca. Questa mamma non sapeva dove fosse Mamma Ganza ne aveva il suo contatto di telefono. La stuazione ha iniziato a farsi abbastanza preocupante. Una mamma che spedisce suo figlio su una moto e che non si fa sentire ne vedere è abbastanza sospetta...avevamo paura che lei volesse abbandonarlo. La suora ci racconta che in passato Mamma Ganza "correva" (parole della suora) con un congolese che le aveva promesso di sposarla se lei fosse riuscita a liberarsi dei due figli. La paura quindi cresce: che ne sarà di questo bambino? Decidiamo di tenerlo al centro per la notte e il giorno dopo di accompagnarlo a casa della nonna (la suora conosce più o meno la zona dove abitano) in modo che lei si possa occuparsi di lui. Nel frattempo cerchiamo in ogni modo di metterci in contatto con la mamma.
Questa storia ha, per fortuna, un lieto fine: il giorno dopo andiamo al centro e c'è Mamma Ganza che ci saluta e abbraccia come se non fosse nulla. Scopriamo che è arrivata la sera prima ma che non ha dato spiegazioni su quanto successo e sul perché del suo gesto. Vabbé l'importante è che sia tornata e non abbia abbandonato il figlio! Speriamo non capiti più e che lei possa torvare la felicità :)



Seconda  storia:
Adeline è una bambina felice di 11 anni. Ha quattro fratelli e vivono in campagna tra Kamembe ed Nkanka. Suo papà guida l'ambulanza dell'ospedale per cui almeno una piccola entrata finanziaria mensile ce l'hanno. Tutto va a meraviglia finchè un anno e mezzo fa Adeline si ammala, la diarrea è fortissima al punto che lei entra in coma per quattro ore. Per miracolo i medici riescono a salvarle la vita ma da allora succedono cose strane. Infatti la bambina in questione (che oggi ha 11 anni) inizia a manifestare dei strani sintomi: da prima della classe arriva ad essere l'ultima. L'insegnante le propone i corsi di recupero talmente fa fatica a scuola. Si dimentica che cosa comprare, infatti quando i suoi la mandano al negozietto per prendere il latte lei torna con il pane... e dopo un po' di tempo ammette al papà di sentire delle voci. Voci che le dicono cosa fare. Queste voci, che inizialmente la confondevano soltanto in determinati momenti, iniziano ad intensificarsi e ad aggravarsi. La bambina inizia ad avere delle crisi agressive nelle quali queste figure che si presentano nella sua testa la inducono a farsi del male e a fare del male ai fratelli. Alcuni di loro sono molto piccoli per cui potrebbe facilmente commettere qualcosa di molto grave. Il papà, che le vuole tantissimo bene, decide di voler aiutare sua figlia evitando il centro di salute mentale. Infatti la riempirebbero di pastiglie e a lui non va l'idea. La mamma rifiuta di accettare questo problema della figlia e si comporta come se nulla fosse. Infatti il giorno in cui con Consuelo arriviamo a casa di questa famiglia lei non c'è. La casa è fatta di terra e non esiste un pavimento...soi cammina sullo sterrato. L'umidità è tanta e ogni tanto in salotto arriva una qualche gallina. Iniziamo quindi uno specie di colloquio su dei divani un po' sudici. La gratitudine del papà compensa però tutto.
Parliamo quindi con lui ma anche con la diretta interessata. Con noi c'è un educatore del centro di Consuelo che ci aiuta con la traduzione. La ragazzina racconta tutta questa stroia e sentirla dalle sua labbra fa ancora più effetto. Adirittura ci dice i nomi di queste persone che si presentano nella sua testa con le voci, e ci racconta di come succeda tre volte al giorno. Dopo aver raccolto tutte le informazioni promettiamo a questa famiglia che presto faremo loro sapere dei consigli su come agire in queste situazioni. Cercheremo di informarci presso delle persone competenti per chiedere consiglio, soprattutto per le fasi agressive. Nel frattempo Consuelo accompagnerà la bambina per fare una tac. Speriamo che la situazione migliorerà e che pure lei potrà tornare a godersi gli anni più belli della sua vita.
Eccoci qui a casa sua con la sua famiglia :)

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