Al contrario di quello che si dice del numero “13” oggi è
stata una giornata bellissima e piena di sorprese.
La mattina è incominciata come le solite… colazione e via
dai bambini! Ieri sera è arrivata la
squadra di calcio della capitale, Kigali, per una partita con il Rusizi.
Avevamo già paura che avrebbero fatto casino e baldoria tutta la notte, invece,
a quanto erano seri… non abbiamo sentito nulla!! Quindi eravamo proprio di buon umore :)
Durante la mattinata, dai piccoli, si è aggiunto a caso il fisioterapista di
questa squadra (scoperto in seguito che probabilmente la sua presenza era dovuta alle sue manie di protagonismo: continuava a farsi fare foto con i bambini).
Parlando “fra colleghi” ci ha invitate al match fra le due squadre che si tiene
oggi pomeriggio.
Spinte dalle sue insistenze abbiamo contrattato la nostra
presenza soltanto sepèartecipavano anche gli altri due fisioterapisti/e. Ci si
incontra alle 14 davanti al albergo. Ci sentiamo straaaaaaa in imbarazzo perché
vogliono farci andare alla partita con il pullman della squadra. Cerchiamo di insistere sul andare a piedi
(senza nemmeno sapere dove si trova lo stadio), ma poi tutti si comprimono per
farci posto sul mezzo e ci tocca salire.
I calciatori si rivelano meno “marpioni” di quello che pensavamo e non ci
rivolgono praticamente la parola. Forse imbarazzati di avere degli “Umuzungu”
(bianchi) incastrati fra loro.
Alla partenza ci troviamo a 50 metri dal nostro ostello
quattro bus con molti cinesi in divisa militare. Hanno un aria strana, cosa
diavolo ci fanno li? Ci viene spiegato che sono le truppe ONU (effettivamente
hanno il nastro blu al collo) che stanno partendo in Congo in protezione di
alcuni villaggi dai ribelli. Vabbè oh, a noi basta che la situazione sia molto
lontana dal confine.
Entriamo allo stadio direttamente con il mezzo (quando siamo in zona, bambini e ragazzi cominciano a correre lungo il bus facendo "ciao" con le mani e guardando chi c'è all'interno... Alla nostra vista nostiamo sguardi piuttosto perplessi, della serie, che cavolo ci fanno li quelle due?.
Non dobbiamo
fare la fila e pagare il biglietto perché evidentemente facciamo parti del FC. Kigali
(seee..). Quando scendiamo l’attenzione dei bambini e fans presenti non cade nemmeno sulla squadra, ma su di noi! Scopriamo che allo stadio ci saranno si e no 5
donne tra cui noi due, bianche, e la nostra accompagnatrice, suora.
Tutti ci seguono, ci spiano, ci fanno le foto nemmeno troppo
di nascosto. Mentre camminiamo addirittura c’è chi si mette accanto per farsi
fotografare con noi, senza pudore!! La suora ad una certa si incavola e inizia
a dare dei maleducati ad un gruppetto di ragazzi. Dice che come minimo
dovrebbero chiederci se possono. Manco fossimo dei VIP.
Come non detto. Non facciamo in tempo ad arrivare in zona spalti che un signore
ci prende e ci accompagna appunto nella tribuna VIP (per quanto VIP possa
essere a Rusizi).
Ci sentiamo in imbarazzo ma in poco tempo ci abituiamo a tutte queste
attenzioni e iniziamo a prendere confidenza nel posto e nella gente muovendoci liberamente per lo "stadio" e facendo un po' di foto qua e la.
Come comincia la partita la gente canta, balla, fa i cori e addirittura c’è chi
porta delle maschere per "spaventare" gli avversari.
Il campo è circondato da una specie di “muro di Berlino 2”. Con delle guardie
che ci camminano sopra tirando bastonate alle decine e decine di ragazzini che
cercano di scavalcare (e ci riescono eccome, appena la guardia si volta e fa
due passi) risparmiano ccirca un euro del costo del biglietto.
La patita è divertente ma la squadra locale perde 1 a 0. Ma all’ultimo minuto
GOOOOOL. La gente impazzisce e iniziano canti e balli fra tutta la tribuna.
Dopo veniamo invitate a casa del papà di una bambina che sta
al centro in cui lavoriamo che casulamente incontriamo allo stadio. Lungo il tragitto, rigorosamente "scortati" da una scia di circa venti bambini.
Vive in un luogo bellissimo. Ci troviamo bene e ci divertiamo ma ad una certa iniziamo a preoccuparci perché
i nostri accompagnatori continuano a parlare e fuori diventa sempre più scuro.
Ci troviamo in cima a una collina e ci viene detto che a piedi sono circa 40
minuti fino a casa.
L’ansia aumento ... ma finalmente, verso le 18, quando già si
incomincia a fare fatica a vedere dove si stanno mettendo i piedi, tutti e quattro ci avviamo.
La strada è bella larga e tranquilla finché Alexis (fisio) ci fa scendere dalle
scorciatoie in formato sentierini in
mezzo alle palme e ai cespugli, e la suora chiude il gruppo. Sempre più buio.
Da dei ramoscelli vedo qualcosa muoversi … non faccio in tempo a dire “Il y a
des animaux ….” che partono nella mia direzione due ratti neri… uno addirittura
si schianta contro il mio piede.
Trattengo l’urlo, non voglio fare la “fighettina di città” (Martina).
Effettivamente in 40 minuti arriviamo a casa, belle stanche
e con una fame da lupo. Salutandoci con Alexis e Scolastique (suora), ridiamo, ringraziamo e infine ci lasciando andare dandoci un ultimo consigliano: quello di non girare lungo quei sentieri da sole, ovviamente ci troviamo pienamente d'accordo :) !
Ieri abbiamo scritto che oggi avremmo parlato dei bambini,
ma vista la giornata e le quantità di cose da raccontare, rimandiamo ancora a
domani.
Se osservate con attenzione, anche se la qualità dell'immagine è quella che è, potete scovare tutti i bambini incastrati sugli alberi in attesa di scavalcare il muro o semplicemente restare su un ramo dotato di ottima visuale sul campo.