martedì 29 settembre 2015

GIORNO 19 - 20 ...lavorareee

Al centro va sempre bene... I bambini sono  carinissimi e il lavoro funziona. Chiaramente è molto differente rispetto alle nostre latitudini ma lentamente ci stiamo abituando.
Stiamo anche cercando di portare qualche idea per migliorare le attività. Ovviamente sempre nel rispetto e nella discrezione delle abitudini locali.
Ad esempio vorremmo creare delle schede per ogni bambino dove inserire oltre che le informazioni di base qualche annotazione sul lavoro che si sta svolgendo. In più abbiamo portato qualche idea da poter svolgere nel pomeriggio come ad esempio delle attività legate alla cucina oppure alla creazioni di percorsi sensoriali. Così che i bambini possano sperimentare le diverse stazioni e non vi sono "intralci" per quanto riguarda le differenze enormi fra di loro.
Lentamente stiamo prendendo confidenza nelle nostre capacità e osiamo dire ai nostri "colleghi" se c'è qualche dubbio su da farsi e poniamo loro un sacco di domande.
Abbiamo spesso un po' di difficoltà con le mamme di questi bimbi: durante alcuni esercizi, dove cerchiamo di spronare il piccolo paziente nel fare di più, la mamme/sorelle/zie... intervengono pensando di fare un favore quando in realtà stanno "distruggendo" l'esercizio. Non è facile spiegarlo in kinyaruanda e soprattutto non è nemmeno gradevole continuare a disturbare quei pochi "traduttori" presenti per i propri bisogni. Cerchiamo di far capire a gesti o addirittura spiegando in italiano, chi lo sa, magari qualcosa passa.
Le giornate sono divise in due parti: la mattina nella quale si svolgono le attività di terapia più concreta, diciamo. E il pomeriggio che, come dicono loro, è più funzionale.
Ad esempio oggi pomeriggio abbiamo svolto della musicoterapia in versione africana. Abbiamo assistito a scene da matti!! I canti, i balli e i tamburi hanno animato tutti, ma proprio tutti :)




domenica 27 settembre 2015

GIORNO 18

 Ormai viviamo a casa di Roberto & family :)
Anche oggi, dopo pranzo, siamo salite a piedi dalle sue zone.
La vista da casa sua è spettacolare. Abbiamo poi fatto un giro in città così da conoscere altri ritorantini e barettini. È stato una giornata tranquillissima ma d'altronde siamo perennemente stanche morte e il relax ci fa solo che piacere. Addirittura stiamo cominciando a pensare che abbiamo cali di ferro o di qualche altra sostanza perchè alle 6 di sera siamo già morte!!!!






GIORNO 17: Due goccie d'acqua

Non poteva che essere così, il giorno 17: Un diluvio.
Per testimoniare questa pioggia, probabilmente la prima di una lunga serie, abbiamo girato alcuni video..

 


Inoltre, ironia della sorte, sono cinque giorni che non abbiamo acqua! Allora ne abbiamo approfittato per raccoglierne un po' a modo nostro (vedi foto):






La serata però si è conclusa a meraviglia a casa di Roberto: abbiamo fatto la PIZZAAAAAAAA:


sabato 26 settembre 2015

GIORNO 16, gioranta di cacca :)



“Come Friday morning, I’ll be there.”  ...Ultime parole famose… La nostra odissea con i passaporti non è ancora finita! Ci avevano assicurato che per oggi sarebbero stati pronti e noi, già tutte cntente, siamo andate all’ufficio immigrazione. Arrivate li ci è venuto subito il sospetto che qualcosa non andava: molte persone infatti erano fuori ad aspettare. Avvicinandoci abbiamo capito che l’ufficio è chiuso e i nostri passaporti sono chissà dove. Il tipo dell’immigrazione ci assicura, al telefono, che domani mattina sarà lì ma…polle si ma doppiamente polle no! Domani non andremo all’ufficio perché sicuramene non sarà li! Infatti, oltre ad essere sabato, è (….) ovvero l’ultimo sabato del mese in cui, fino alle 11 di mattina, le persone devono rimanere a casa e si occupano di pulire le strade del loro quartiere.
Vabbé ormai ci stiamo abituando al ritmo ruandese e quindi, nemmeno troppo scorggiate, torniamo al lavoro. Per fortuna che è venerdì e che stasera inontriamo altri “umuzungo” provenienti da molte nazioni diverse ma con una cultura molto più simile. Al ristorante parliamo delle nostre varie esperienze lavorative e ci confrontiamo, essendo tutti volontari, sulle problematiche incontrate dandoci alcuni consigli su come risolverle. Con noi al tavolo ci sono persone molto coraggiose che rimarrano in Ruanda fino a 2 anni…noi non credo ce l’avremmo fatta per così tanto tempo via da casa.
La cena si interrompe alle 20.05 quando la Marti, disperata, mi guarda con una faccia molto pallida e mi chiede se possiamo correre in albergo a causa di un’urgenza WC. Letteralmente corriamo passando di fronte  ai doganieri che ci guardano preoccupai e riusciamo a raggiungere la camera in tempo :)  (Marti precisa: al secondo)
Speriamo in un miracoloso Imodium…anche perché continuare così non si può: non c’è acqua e di conseguenza il WC non si tira.
Buona notte a tutti sperando in una notte migliore di quella della Marti :P



GIORNO 15... a casa di una bergamasca



Dato che ieri sera ci siamo incontrate a Kamembe con Consuelo e Roberto abbiamo avuto modo di metterci d’accordo per il giorno dopo. Infatti, verso le cinque di sera era stato fatto il comunicato che il giorno successivo non si lavorava. Qui funziona così: può capitare che il mattino stesso ti dicano che è festa e basta, si rimane a casa. Alle nove di mattino dunque siamo uscite di casa verso la stazione delle taxi-moto. Abbiamo subito messo in chiaro il prezzo onde evitare di farci fregare. La strada per arrivare nel suo villaggio è pazzesca! Sterrata e tutta e piena di buchi, vi lascio dunque immaginare in moto che bellezza. Il paesaggio però era talmente bello che compensava tutti i colpi che predavamo al fondo schiena.  Per fortuna andavamo adagio su quelle strade perché il mio casco (Marti) era legato con lo scotch. Mentre che l’autista di Elisa ha passato metà viaggio con il telefono incastrato tra l’orecchio e il casco.
Si tratta di campagna pura. Casette su casette, bambini che giocano, altri che lavorano con i genitori. Capre e galline. Palme banani e bambù.
Arrivati da Consuelo ci ha mostrato il suo centro per disabili: una sala per cucire, una falegnameria, due classi, una stanza per la fisioterapia e un salone multiuso. Tutto perfettamente tenuto e… bellissimo!!
Dall’altra parte della piazzetta, scendendo un po’ lungo il bosco, arriviamo a casa sua. Bellissima, pulitissima (non siamo più abituate) ma soprattutto: una cucina italiana a gas J
Con Consuelo parliamo praticamente tutto il giorno. Ci racconta del suo lavoro e della realtà in cui vive. Siamo a bocca aperta e restiamo ad ascoltarla ore… Le chiediamo consiglio su come affrontare certe situazioni e lei sa dirci proprio tutto. Ci sentiamo come a casa, è una sensazione che da tanto non sentivamo.  Sarà per il pranzo: penne (provenienti da Bergamo) con sugo di pomodoro, carote e salsiccia! WOW. Ci mancava così tanto la pasta che ci siamo mangiate mezzo chilo in tre. (Poi a cena eravamo ancora sazie però).  Volevamo andare a fare un giro a piedi, ma essendo iniziata la stagione delle piogge ogni venti minuti, da lontano, sentivi arrivare sempre più vicino il rumore  fortissimo della pioggia.
Un altro motivo che ha reso questo giorno così speciale sono stati i suoi animali domestici: Pussy, la micia, che ha dato ad Elisa un momento di gioia lasciandosi accarezzare. Billi, il cagnolone, che mi ha ricordato quanto mi mancano i tre cuccioli che ho lasciato a casa. Abbiamo fatto più coccole che potevamo, consapevoli che l’incontro con animali domestici in questo paese è alquanto raro.  I ruandesi infatti non li amano particolarmente. Ne hanno paura e i ricordi associati a questi animali riguardano il genocidio, per cui tanti fanno fatica a concepirne il bene a cui si può volere ad un animale.
Mentre siamo in casa sentiamo Billi che incomincia ad abbaiare nel suo recinto come un matto.. usciamo e troviamo un bambino arrampicato su un albero (che avrà avuto 10 centimetri di diametro) che spiava il cane. Oltre che l’agilità dimostrata siamo rimaste sconcertato dalla maniera nella quale riescono a mimetizzarsi fra gli alberi! Quasi non sarei riuscita a vederlo!! Alla vista del furbo pargolo,  Consuelo  con un duro kinyaruanda gli dice di andarsene a cercare legna da un'altra parte, che se sta fermo li fa impazzire Billi. Poi ci spiega che questi bambini, quando il cane stava li da poco tempo, stando oltre il recinto gli lanciavano i sassi e ne è rimasto letteralmente traumatizzato, li odia.  Racconta anche di come un giorno, non smettendo di lanciargli sassi, lei lo ha liberato facendo si che qualche bimbo tornasse a casa con una morsicata nelle chiappe. Da quel giorno perlomeno non gli fanno del male.
Avrete capito che lei, questa bergamasca finita in questo villaggio fuori dal mondo, senza acqua e con la corrente elettrica si e no, deve essere un tipino mica male! Ha un energia che la metà basta e soprattutto la sua pazienza e la sua capacità di adattamento sono fuori dal comune.
In serata ci ha riaccompagnate a casa, senza mai fermarci di parlare parlare e parlare.
Percorriamo con il suo pick-up quella stradina allucinante e mentre viaggiamo a passo d’uomo tutti i bambini lungo le strade ci gridano “UMUZUNGU UMUZUNGUUUUU” (= bianchi bianchiiii)… e noi “Yeeeegooooooo” (=siiiiiiii).  Ci corrono lungo l’auto, ci fanno ciao, ridono e alcuni rimangono con la bocca aperta dimenticandosi quasi di respirare. Siamo proprio in campagna, una realtà a sé, bellissima!
È stata una giornata fantastica e, come già detto il giorno precedente, fa bene passare un po’ di tempo con persone italofone che, in fondo, ci fanno sentire a casa.

 Un po' di foto di questa campagna...








 

GIORNO 14 ...bimbiiiii

Eccoci qua dopo parecchi giorni senza internet riusciamo a pubblicare tutti i giorni arretrati.
Oggi vi parliamo finalmente dei bambini... Li conosciamo da circa una settimana ma li amiamo già. Ognuno ha il suo carattere ma sono tutti delle piccole pesti. Le patologie che hanno sono svariate ma sono causate tutte da una lesione al cervello. C'è chi riesce a muoversi, chi a camminare e chi invece ha bisogno di aiuto costantemente. E poi ci sono i più piccolini: sono bellissimi e paccioconi e le loro mamme, per trasportarli, li posizionano sulla schiena (ogni volta mi chiedo come facciano a non scivolare..(avranno delle ventose) e poi li legano con un foulard così hanno libere le mani per occuparsi degli altri figli.
Ogni bambino rimane al centro per 3 mesi ed è accompagnato dalla mamma o da un altro parente che si occupa di lui 24 ore al giorno e che impara il trattamento così che, nei mesi che tornano a casa, la terapia viene in un qualche modo continuata. L'unico bambino che, purtroppo, rimane al centro tutto l'anno è Valentin. Questo perché i suoi genitori lo hanno abbandonato e quindi il centro lo ha "adottato". È un bimbo simpaticissismo e molto furbo che non riesce a muovere le gambe e il braccio destro ma, malgrado questo, ha una forza incredibile e riesce comunque a spostarsi all'interno del centro per fare gli scherzi agli altri bambini. Ogni volta che ci vedono i bambini ci abbracciano, ci salutano e spesso vogliono noi come terapisti, hehehe, sono veramente dolci e carini.
Per noi è ancora un po' difficile integrearsi con le mamme perché parlano solo Kinyaruanda ma ce la fareno! Tanto sanno addirittura qualche canzone in italiano quindi...
Oggi pomeriggio andiamo a fare una passeggiata fino al fiume con tutta la comitiva. Per strada ci fissano allibiti: non si sono mai visti due Umuzungo che accompagnano così tanti bambini disabili...Ma noi non ci lasciamo scoraggiare e continuiamo a camminare, ognuno con il suo passo, fino in fondo alla strada. Lì troviamo un posto bellissimo e tranquillo sul fiume dove possiamo riposarci un po' prima del rientro al centro. Il pomeriggio passa veloce ed è già ora di tornare a casa. Salutiamo le mamme e i bambini, alcuni ci rincorrono fino alla porta del centro: non vogliono lasciarci andare Stanche e con qualche acciacco ai muscoli (alcuni bambini hanno bisogno di molto sostegno e le nostre braccia non sono abituate a questo) ci cambiamo veloce e prendiamo le moto-taxi in direzione di Kamembe. Li ci aspettano Consuelo e Roberto i due italiani trasferitisi definitivamente in Ruanda. Consuelo lavora come volontaria per un' ONG italiana e gestisce un centro per handicappati a Nkanka (un paesino distante da noi solo 30 minuti). Roberto invece gestisce due stazioni di benzina vicino a Butare. Entrambi hanno sposato un/a ruandese e Roberto ha un bimbo di 3 anni...non vedo l'ora di conoscerlo Appena li vediamo iniziamo a parlare a raffica: è così bello poter parlare italiano con qualcuno! Loro ci raccontano un po' come sono arrivati qui, com'è la vita da espatriato e ci spiegano qualche trucco per rendere il nostro soggiorno in Ruanda più piacevole e divertente. Roberto ci dice anche che ci aiuterà a trascorrere i weekend girovagando per la zone e ci promette che ci inviterà a casa sua per una bella pizza italiana oppure una lasagna Non vediamo l'ora...Dopo un po' ci viene fame ed ordiniamo: alla domanda di quanto tempo ci mettono 4 piatti di patatine ad arirvare il cameriere guarda il cielo ci pensa un po' e risponde mezzora: avrà un qualche schermo segreto che vede solo lui?? :)
Chiacchierando e bevendo la serata trascorre veloce e sono già le 21...È meglio rientrare a casa prima che il cancello del nostro ostelletto venga chiuso Stanche della giornata intensa ci buttiamo sul letto. Siamo molto contente di questo incontro serale e siamo fiduciose...in fondo fa bene trovarsi tra "con-continentali " e chiacchierare un po' senza dover spiegare ogni comportamento e ai quali possiamo chiedere cose banali come ad esempio dove trovare un piatto di pasta non colla qui a Kamembe. 

Buona notte a tutti 

Un po' di foto del centro, nella prima i terapisti, nella seconda un po' tutti quelli che erano in giro in quel momento :) .... Poi ci sono un po' di foto dei bimbiiiiiiiii bellllli ciccciniiiii









martedì 22 settembre 2015

GIORNO 13: giornata intensa



Al contrario di quello che si dice del numero “13” oggi è stata una giornata bellissima e piena di sorprese.
La mattina è incominciata come le solite… colazione e via dai bambini!  Ieri sera è arrivata la squadra di calcio della capitale, Kigali, per una partita con il Rusizi. Avevamo già paura che avrebbero fatto casino e baldoria tutta la notte, invece, a quanto erano seri… non abbiamo sentito nulla!! Quindi eravamo proprio di buon umore :)
 Durante la mattinata, dai piccoli, si è aggiunto a caso il fisioterapista di questa squadra (scoperto in seguito che probabilmente la sua presenza era dovuta alle sue manie di protagonismo: continuava a farsi fare foto con i bambini).
Parlando “fra colleghi” ci ha invitate al match fra le due squadre che si tiene oggi pomeriggio.
Spinte dalle sue insistenze abbiamo contrattato la nostra presenza soltanto sepèartecipavano anche gli altri due fisioterapisti/e. Ci si incontra alle 14 davanti al albergo. Ci sentiamo straaaaaaa in imbarazzo perché vogliono farci andare alla partita con il pullman della squadra.  Cerchiamo di insistere sul andare a piedi (senza nemmeno sapere dove si trova lo stadio), ma poi tutti si comprimono per farci posto sul mezzo e ci tocca salire.
I calciatori si rivelano meno “marpioni” di quello che pensavamo e non ci rivolgono praticamente la parola. Forse imbarazzati di avere degli “Umuzungu” (bianchi) incastrati fra loro.
Alla partenza ci troviamo a 50 metri dal nostro ostello quattro bus con molti cinesi in divisa militare. Hanno un aria strana, cosa diavolo ci fanno li? Ci viene spiegato che sono le truppe ONU (effettivamente hanno il nastro blu al collo) che stanno partendo in Congo in protezione di alcuni villaggi dai ribelli. Vabbè oh, a noi basta che la situazione sia molto lontana dal confine. 

Entriamo allo stadio direttamente con il mezzo (quando siamo in zona, bambini e ragazzi cominciano a correre lungo il bus facendo "ciao" con le mani e guardando chi c'è all'interno... Alla nostra vista nostiamo sguardi piuttosto perplessi, della serie, che cavolo ci fanno li quelle due?.
Non dobbiamo fare la fila e pagare il biglietto perché evidentemente facciamo parti del FC. Kigali (seee..). Quando scendiamo l’attenzione dei bambini e fans presenti non cade nemmeno sulla squadra, ma su di noi! Scopriamo che allo stadio ci saranno si e no 5 donne tra cui noi due, bianche, e la nostra accompagnatrice, suora.
Tutti ci seguono, ci spiano, ci fanno le foto nemmeno troppo di nascosto. Mentre camminiamo addirittura c’è chi si mette accanto per farsi fotografare con noi, senza pudore!! La suora ad una certa si incavola e inizia a dare dei maleducati ad un gruppetto di ragazzi. Dice che come minimo dovrebbero chiederci se possono. Manco fossimo dei VIP.
Come non detto. Non facciamo in tempo ad arrivare in zona spalti che un signore ci prende e ci accompagna appunto nella tribuna VIP (per quanto VIP possa essere a Rusizi).
Ci sentiamo in imbarazzo ma in poco tempo ci abituiamo a tutte queste attenzioni e iniziamo a prendere confidenza nel posto e nella gente muovendoci liberamente per lo "stadio" e facendo un po' di foto qua e la.
Come comincia la partita la gente canta, balla, fa i cori e addirittura c’è chi porta delle maschere per "spaventare" gli avversari.
Il campo è circondato da una specie di “muro di Berlino 2”. Con delle guardie che ci camminano sopra tirando bastonate alle decine e decine di ragazzini che cercano di scavalcare (e ci riescono eccome, appena la guardia si volta e fa due passi) risparmiano ccirca un euro del costo del biglietto.
La patita è divertente ma la squadra locale perde 1 a 0. Ma all’ultimo minuto GOOOOOL. La gente impazzisce e iniziano canti e balli fra tutta la tribuna.
Dopo veniamo invitate a casa del papà di una bambina che sta al centro in cui lavoriamo che casulamente incontriamo allo stadio. Lungo il tragitto, rigorosamente "scortati" da una scia di circa venti bambini. Vive in un luogo bellissimo. Ci troviamo bene e ci divertiamo  ma ad una certa iniziamo a preoccuparci perché i nostri accompagnatori continuano a parlare e fuori diventa sempre più scuro. Ci troviamo in cima a una collina e ci viene detto che a piedi sono circa 40 minuti fino a casa.
L’ansia aumento ... ma finalmente, verso le 18, quando già si incomincia a fare fatica a vedere dove si stanno mettendo i piedi, tutti e quattro ci avviamo. La strada è bella larga e tranquilla finché Alexis (fisio) ci fa scendere dalle scorciatoie in formato sentierini  in mezzo alle palme e ai cespugli, e la suora chiude il gruppo. Sempre più buio.
Da dei ramoscelli vedo qualcosa muoversi … non faccio in tempo a dire “Il y a des animaux ….” che  partono nella mia direzione due ratti neri… uno addirittura si schianta contro il mio piede.  Trattengo l’urlo, non voglio fare la “fighettina di città” (Martina).
Effettivamente in 40 minuti arriviamo a casa, belle stanche e con una fame da lupo. Salutandoci con Alexis e Scolastique (suora), ridiamo, ringraziamo e infine ci lasciando andare dandoci un ultimo consigliano: quello di non girare  lungo quei sentieri da sole, ovviamente ci troviamo pienamente d'accordo :) !

Ieri abbiamo scritto che oggi avremmo parlato dei bambini, ma vista la giornata e le quantità di cose da raccontare, rimandiamo ancora a domani.




                                        

Se osservate  con attenzione, anche se la qualità dell'immagine è quella che è, potete scovare tutti i bambini incastrati sugli alberi in attesa di scavalcare il muro o semplicemente restare su un ramo dotato di ottima visuale sul campo.


 





lunedì 21 settembre 2015

GIORNO 12 .. Dimenticavamo...

Altre piccole invenzioni.... 

Per poter lasciare materiale "di valore" tranquillamente a casa durante le lunghe assenze:


                  Per potere fare la doccia quando d'un tratto non arriva più acqua in camera:







Domani vi parleremo dei bimbi e di quello che abbiamo fatto oggi.... 
STAY TUNED!! 
Un abbraccio a tutti